Un recente test condotto in Svizzera ha sollevato nuove preoccupazioni riguardo alla qualità dell’acqua in bottiglia. Secondo l’indagine, condotta dal programma televisivo svizzero Kassensturz, 4 bottiglie su 10 contengono tracce di microplastiche, PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) e pesticidi. Nonostante i livelli di contaminazione rilevati siano stati giudicati non pericolosi per l’uomo, i risultati evidenziano la necessità di ulteriori ricerche e regolamentazioni, soprattutto per quanto riguarda le microplastiche, poiché non esistono ancora limiti definiti per queste sostanze. Dunque beviamo microplastiche? Ebbene si signori.
La qualità dell’acqua in bottiglia: i risultati del test
Il test ha esaminato diverse marche di acqua in bottiglia vendute sul mercato svizzero, scoprendo che molte di esse contengono tracce di contaminanti. In particolare, tra le sostanze rinvenute vi sono le microplastiche, i PFAS e i residui di pesticidi. Le microplastiche sono state rilevate nel 40% delle bottiglie analizzate, mentre pesticidi e PFAS sono stati trovati in quantità variabili, sebbene all’interno dei limiti ritenuti sicuri per la salute umana. Tuttavia, la scoperta di questi contaminanti in un prodotto spesso considerato puro e salutare ha destato notevoli preoccupazioni tra i consumatori e gli esperti del settore.
Microplastiche nell’acqua: una minaccia invisibile
Le microplastiche sono piccole particelle di plastica con un diametro inferiore ai 5 millimetri, derivanti dalla degradazione di materiali plastici più grandi. Queste particelle sono ormai onnipresenti nell’ambiente, contaminando non solo gli oceani e i fiumi, ma anche le risorse idriche destinate al consumo umano, incluse le acque imbottigliate. Il fatto che le microplastiche siano state trovate nel 40% delle bottiglie testate in Svizzera solleva interrogativi sui potenziali rischi per la salute.
Attualmente, non esistono limiti di legge specifici per le microplastiche nell’acqua potabile, il che complica ulteriormente la valutazione dei rischi. Anche se le particelle rinvenute sono di dimensioni talmente ridotte da essere considerate inoffensive a breve termine, gli esperti avvertono che l’accumulo nel corpo umano nel corso del tempo potrebbe comportare effetti sconosciuti. Studi preliminari suggeriscono che le microplastiche potrebbero causare infiammazioni e danni ai tessuti, ma la ricerca è ancora in una fase iniziale.
I PFAS: sostanze chimiche persistenti
Un altro gruppo di contaminanti emersi nel test sono i PFAS, noti anche come “sostanze chimiche per sempre” a causa della loro capacità di resistere alla degradazione. Queste sostanze, utilizzate in una vasta gamma di prodotti industriali e domestici, sono note per la loro persistenza nell’ambiente e la loro tendenza ad accumularsi nel corpo umano. (Leggi di più sui PFAS)
Secondo il test, alcune acque imbottigliate contengono PFAS, sebbene i livelli siano bassi e considerati sicuri. Tuttavia, esiste una crescente preoccupazione a livello globale per il loro potenziale impatto sulla salute, con ricerche che collegano l’esposizione prolungata a PFAS a una serie di problemi di salute, tra cui malattie renali, disturbi endocrini e una ridotta risposta immunitaria. Anche in questo caso, la mancanza di regolamentazioni chiare in merito ai limiti di sicurezza per i PFAS nell’acqua imbottigliata rende difficile fornire una risposta definitiva sul loro rischio.
Pesticidi nelle acque in bottiglia
Un ulteriore fattore di contaminazione riguarda i residui di pesticidi rilevati in alcune marche di acqua in bottiglia. Sebbene i livelli trovati rientrino nei limiti di sicurezza stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da altre autorità regolatorie, la loro presenza solleva interrogativi su come questi contaminanti entrino nell’acqua durante il processo di imbottigliamento o nel ciclo naturale dell’acqua.
L’esposizione continua a piccoli dosaggi di pesticidi attraverso l’acqua e altri alimenti può, nel lungo termine, avere effetti negativi sulla salute, soprattutto per le persone più vulnerabili, come bambini, anziani e individui con malattie preesistenti. È quindi essenziale continuare a monitorare attentamente questi contaminanti per garantire che non vi siano rischi cumulativi.
Consigli pratici per ridurre il rischio di contaminazione
Alla luce dei risultati di questo studio, emerge l’importanza di adottare alcune buone pratiche per minimizzare l’esposizione a queste sostanze chimiche. Il tossicologo Städler, che ha condotto il test, ha raccomandato di riutilizzare le bottiglie in PET solo una volta, poiché l’uso prolungato può favorire il rilascio di contaminanti nell’acqua. Le bottiglie in plastica, se esposte a calore o luce solare diretta, possono rilasciare sostanze chimiche come i PFAS o frammenti di microplastiche, incrementando il rischio di contaminazione.
Per chi desidera una soluzione più sostenibile e sicura è quella di installare un depuratore d’acqua direttamente sotto il lavello di casa in modo da avere acqua pulita e non contaminanta in ogni momento della giornata. Infatti, grazie all’utilizzo di sistemi filtranti installati nella maggior parte dei depuratori d’acqua, tutte le sostanze presenti all’interno dell’acqua vengono trattenute all’interno dei filtri.
Conclusioni
Il test svizzero sulle acque in bottiglia ha evidenziato la presenza di contaminanti come microplastiche, PFAS e pesticidi, portando alla luce una questione delicata riguardante la sicurezza e la purezza dell’acqua imbottigliata. Sebbene i livelli di contaminazione siano stati giudicati non pericolosi per l’uomo, l’assenza di limiti normativi per le microplastiche e i PFAS solleva interrogativi sulla protezione della salute a lungo termine. È importante che i consumatori restino informati e adottino comportamenti responsabili, come il riutilizzo limitato delle bottiglie in plastica e la preferenza per materiali alternativi come il vetro. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e una continua attenzione alla qualità dell’acqua potremo garantire un futuro più sicuro e sostenibile per tutti.